IRLANDA ON THE ROAD

Un viaggio su strada nell’isola di smeraldo

Ciao! Quello che stai per leggere è il diario di viaggio in Irlanda in cui ti racconteremo le nostre avventure nel dettaglio.

Il 2020 e il 2021 sono stati degli anni molto difficili sotto vari aspetti e per noi amanti viaggiatori è stata dura sopportare uno stop simile. Non appena è stato possibile riprendere a viaggiare all’estero ci siamo detti che per questo nuovo inizio avevamo bisogno di una meta che ci regalasse un senso di libertà, una natura selvaggia e l’assenza totale di frenesia. Ecco perché abbiamo scelto l’Irlanda.

Siamo stati in Irlanda per 7 giorni dal 7 al 14 luglio. Il nostro tour, organizzato in autonomia, prevedeva le seguenti tappe: Belfast, Carrick a Rede, Giant’s Causeway, The Dark Hedges, Malin Head, Glenveagh National Park, Cliff of Moher e Dublino. Avendo poco tempo a disposizione abbiamo optato per il noleggio dell’auto in modo da non dover dipendere da orari. Com’è andata? Adesso ve lo raccontiamo!

GIORNO 1

BELFAST, I PUB STRACOLMI, LA PIOGGIA E L’INGRESSO DEL RISTORANTE PERDUTO

Per via dei suoi prati incantevoli e verdeggianti, l’Irlanda è chiamata anche isola di smeraldo. Peccato che al nostro arrivo all’aeroporto di Dublino a darci il benvenuto siano state delle grosse nuvole e di smeraldo non c’era proprio niente. A dire la verità, la cosa non ci ha né sorpresi né scoraggiati. Il clima dell’Irlanda è oceanico e il tempo cambia così in fretta come il mio umore al mattino prima di aver bevuto il caffè. Inoltre, arrivando da un’Italia in siccità, abbiamo visto la pioggia come Alan Grant ammira i Brachiosauri in Jurassic Park.

Dopo aver ritirato i bagagli ci siamo recati nel punto di noleggio auto, che si trova poco prima dell’uscita dal Terminal 1, per sbrigare tutte le pratiche. Quando l’addetto ha visto che eravamo italiani ci ha subito fatto sapere che anche lui era stato in Italia, vantandosi di essere sopravvissuto alla guida in mezzo al traffico di Napoli e Sorrento. Nella fase di noleggio abbiamo optato per un’assicurazione danni, sapendo che alcune strade irlandesi che volevamo percorrere potevano essere impervie e soprattutto perché non sapevamo come sarebbe stato l’impatto con la guida a destra. Nell’aeroporto di Dublino, il parcheggio per prelevare l’auto è un po’ distante ed è davvero difficile da raggiungere a piedi. Per fortuna c’è una navetta gratuita che passa ogni 10 minuti, quindi perché non avremmo dovuto usufruirne? L’autista, a ritmo di More than I feeling dei Boston, ci ha scarrozzati fino all’ingresso dell’ufficio dove ci hanno consegnato le chiavi della nostra auto, che anziché essere una Ford Ka era una Seat Ibiza (non proprio l’ultimo modello). Ci siamo accertati che il documento all’interno del cruscotto avesse segnato i danni già presenti nell’auto e una volta appurato che tutto fosse ok, navigatore alla mano, ci siamo messi in viaggio sulla M1 verso Belfast.

“COSE DA SAPERE: Belfast si trova in Irlanda del Nord quindi è in territorio britannico e non europeo. È dunque necessario avere il passaporto”

Nonostante l’impatto iniziale della guida sul lato opposto, le ampie strade, i segnali chiari e leggibili presenti anche sull’asfalto e l’ottima guida degli irlandesi, ci ha fatto subito abituare, eccetto Google Maps, che ci ha inizialmente confusi perché anziché dire “rotonda” diceva “roundabout” (che in inglese significa proprio rotonda). Non ponendoci domande sul perché lo facesse e sperando che il nostro navigatore non tirasse fuori altri slang lessicali, dopo un paio di ore scarse, nel pomeriggio giungiamo a Lisburn, una piccola cittadina appena fuori Belfast, dove ad attenderci c’era Roger, l’host del nostro primo Airbnb. Siamo stati subito accolti dall’ospitalità e dal calore irlandese. La casa, un confortevole cottage di campagna, si trovava in mezzo ai prati verdi con un viale alberato, stalle e cavalli. Ben arredata e con un carattere da vendere, proprio come Roger che sulla sua Minicooper blu, insieme a Reckless, un simpatico Golden Retriver, ci ha accompagnati alla stazione di Lisburn, dopo averci sconsigliato di andare a Belfast in auto per via del traffico (se solo avesse saputo del traffico a cui siamo abituati in Italia forse avrebbe ritrattato l’offerta). Effettivamente in treno, da Lisburn a Belfast ci abbiamo messo meno di mezz’ora. Una volta arrivati nella capitale dell’Irlanda del Nord abbiamo iniziato a camminare. Dopo due ore di aereo e altre due di auto, avevamo bisogno di sgranchirci le gambe. La pioggia scendeva senza dare troppo fastidio e con i nostri immancabili k-way e zaini impermeabili abbiamo ammirato gli scorci di una città viva, nonostante fossimo arrivati lì verso le 18, orario nel quale tutti i negozi abbassano le serrande.

“In Irlanda, i negozi, inclusi i bar, chiudono tra le 18 e le 19. I supermercati tra le 20 e le 21. I ristoranti alle 22 e i pub alle 23”

È affascinante ammirare per tutta la città i numerosi murales che decorano serrande, muri e palazzi. Ad un certo punto veniamo attirati da musica live e come dei topolini che seguono il pifferaio magico, ci siamo catapultati nel Cathedral Quarter. Un quartiere pieno di locali e pub storici tra cui il Duke of York Pub e The Dirty Onion and Yardbird. Essendo in pieno orario d’aperitivo, l’intera Belfast si era riversata nei pub, come il buon culto irlandese prevede e purtroppo per via dell’affollamento non siamo riusciti a fermarci a bere qualcosa. Abbiamo continuato a camminare dirigendoci verso il porto dove è stato progettato e costruito il transatlantico più famoso al mondo, il Titanic. Non lo abbiamo visitato, ma per gli interessati c’è anche il Titanic Experience, il museo dedicato a tutta storia della gigantesca nave tragicamente affondata durante il suo viaggio inaugurale.

Intanto che parlavamo di come Jack e Rose avrebbero potuto entrambe salvarsi se solo si fossero rannicchiati meglio, la pioggia ha iniziato ad intensificarsi. Come se James Cameron ci avesse sentiti e avesse suggerito alla sua troupe di effetti speciali di scagliarci addosso un acquazzone punitivo. Anche gli stomaci iniziavano a brontolare e a causa della somma di queste due cose non siamo riusciti a visitare la CS Lewis Square, una piazza dedicata all’autore de Le Cronache di Narnia, dove si possono ammirare sette statue dedicate ai personaggi più famosi dei romanzi.

Proprio davanti alla stazione si trova uno dei ristoranti più iconici della città, il The Crown Liquor Saloon. Un locale spettacolare che se andate a Belfast non potete non visitare. Entriamo per vedere se possiamo fermarci a mangiare un boccone, ma oltre che ad essere rapiti dall’arredamento iconico e dal lungo bancone, non vediamo altro che invitanti boccali di birra e nulla più. Di cibo neanche l’ombra. Eppure avevamo letto che lì facevano anche da ristornate. Dopo minuti a girare a vuoto tra i tavoli alla ricerca di una cameriera o di qualcuno che stesse effettivamente mangiando, scopriamo che in Irlanda, soprattutto nei pub, esistono due ingressi.

“Nella maggior parte dei pub, l’ingresso al ristorante è distaccato dall’ingresso principale del locale”

Felici di aver finalmente trovato il ristorante, saliamo le scale e ci fermiamo dietro a due signore anziane che aspettavano l’arrivo della cameriera che assegnava i tavoli. Una ragazza bionda e sorridente arriva, le saluta e chiede se le due signore avevano prenotato, dato che il locale era molto affollato. Le due anziane, agghindate in pieno british style, con gonne svasate a fiorellini e cappelli, come degli arruffati gattini, miagolano un dolce e innocente “no”. Il volto della ragazza si riassesta in un’espressione neutra e gentilmente dice che vede cosa può fare. Intanto una di loro inizia a gesticolare, salutando qualcuno.

La cameriera non capisce se la vecchia signora la vuole menare o meno, al che l’altra esclama che in un tavolo in fondo ci sono delle persone che conoscono e chiedono se si può unire un tavolo al loro.

La ragazza si scambia un’occhiata con la collega al suo fianco. Quest’ultima fa spallucce e se ne va, bofonchiando qualcosa. La bionda, un po’ confusa dalla situazione, invita le due signore ad accomodarsi nei divanetti della sala d’attesa, si ricopre di un sorriso e guardandoci, bagnati fradici e affamati, ci chiede: “Salve. Avete prenotato?”. Non avevamo di certo il fascino delle due signore che ci avevano preceduto, quindi gli diciamo che eravamo lì di passaggio e purtroppo non avevamo fatto in tempo a prenotare. La ragazza, dispiaciuta ci dice che purtroppo non poteva fare nulla perché l’ultimo tavolo e le ultime due sedie di tutto il ristorante se l’erano accaparrate le due ladies comodamente sedute ad aspettare. Tristi scendiamo le scale e ci ritroviamo per strada. Decidiamo di andare in un supermercato che avevamo visto poco prima per vedere se trovavamo qualcosa da sgranocchiare. Entriamo e troviamo oltre che a dei sandwich e qualcosa da bere, una musica in filo diffusione inusuale per un supermercato. Il metal. Paghiamo, facciamo i complimenti per la playlist e risaliamo sul treno per Lisburn. Mangiamo qualcosa comodamente seduti, guardando l’umido l’interland di Belfast scorrere veloce fuori dal finestrino. Una volta arrivati c’erano Roger e Reckless ad attenderci. Per sdebitarci di quella gentilezza chiediamo al nostro host se potevamo offrirgli una birra e, accettando lusingato l’invito, ci dice che vicino casa c’è un pub. Scopriamo così il The Pheasant, un locale tipico irlandese, frequentato dagli abitanti della zona, dove eravamo solo noi, l’oste e una birra eccezionale. Abbiamo trascorso una fantastica serata assaporando a pieno lo spirito irlandese. Quella notte ci siamo addormentati con la profonda convinzione di aver fatto bene a scegliere questa meta e non vedevamo l’ora che arrivasse il giorno seguente per vivere una nuova avventura e scoprire di più su questo fantastico paese.

GIORNO 2

UN VIALE SPETTRALE, UN PONTE SOSPESO SUL MARE E LE MUTANDE BAGNATE

Nel mese di luglio, in Irlanda il sole sorge molto presto. L’estate infatti è la stagione ideale per recarsi nel paese perché le ore di sole sono davvero molte e questo aiuta ad organizzare meglio i vari itinerari nel corso della giornata. La nostra stanza aveva una grossa vetrata dalla quale potevamo vedere le colline di Lisburn. Un grosso pino ondeggiava al vento e un gatto passeggiava placido sul vialetto. Dopo esserci preparati, scendiamo al piano di sotto e ad attenderci c’è Roger che ci stava preparando un caffè. Solubile, non all’italiana, ma abbiamo apprezzato il gesto. Ci ha anche preparato un delizioso Soda Bread da gustare con dell’ottimo burro della zona.

Salutati Roger e Reckless, ci siamo messi in viaggio per addentrarci sempre più nell’Irlanda del Nord recandoci al The Dark Hedges, un viale di faggi piantato dalla famiglia Stuart nel XVIII secolo. Gli alberi negli ultimi 300 anni, crescendo, hanno creato una strana atmosfera quasi fatata e un po’ creepy. Gli amanti della serie Il Trono di Spade la riconosceranno senz’altro. C’è una leggenda riguardo a questo posto. Si dice infatti che lo spettro della Grey Lady, forse una cameriera della tenuta Stuart morta in circostanze misteriose, al tramonto percorra il viale fino a svanire una volta raggiunto l’ultimo faggio.

 “COSE DA SAPERE: è severamente vietato parcheggiare nel viale o percorrerlo in auto. In compenso, molto vicino, c’è un grande parcheggio gratuito presso il Dark Hedges Estate”

Avrei voluto visitare questo luogo di notte o con una delle fitte nebbie mattutine, ma purtroppo non è stato possibile. Risaliamo in macchina dopo aver mangiato un panino al sacco e ci dirigiamo verso la Contea di Antrim. La nostra seconda tappa della giornata è Carrick a Rede, un ponte di corda sospeso sul mare anticamente utilizzato dai pescatori per raggiungere il piccolo isolotto di Carrick Island. Purtroppo a causa del forte vento il ponte non era percorribile. In compenso abbiamo passeggiato lungo il sentiero di 1 km, di facile percorrenza, ammirando il paesaggio costiero davvero caratteristico ed affascinante. Il percorso è gratuito al contrario del ponte, infatti per attraversarlo si paga un ticket di 13 Sterline a persona.

“Soprattutto nei periodi di alta stagione è sempre meglio prenotare i biglietti on line sul sito. L’ampio parcheggio è gratuito per chi attraversa il ponte. Per chi decide di non farlo il costo per il parcheggio è di 10 Sterline per tutta la giornata.”

È proprio mentre percorrevamo il sentiero che finiamo sotto un acquazzone epico. Il vento forte, la foschia tra le scogliere, le onde che fragorose si infrangevano sulle pareti di roccia, nonostante non fossero la soleggiata Provenza di luglio, erano di un fascino selvaggio unico. Per fortuna avevo il mio inseparabile k-way che mi ha protetta finché ha potuto. Oscar invece, avendo dimenticato il suo in auto ed era bagnato fradicio fino alle mutande.

Rientrati al parcheggio prendiamo dal bagagliaio un cambio e con la velocità di Superman dentro la cabina telefonica, usciamo dal bagno con degli abiti asciutti. La tappa successiva doveva essere il Giant Causeway poco più avanti, ma il tempo era davvero pessimo e per questo non siamo riusciti purtroppo a visitarlo, ma voglio comunque raccontarvi ciò che avevo scovato nelle mie ricerche.

Copyright Stefano Viola via Irlandando.it

Il Selciato del Gigante è un affioramento di colonne basaltiche vulcaniche dalla forma davvero particolare che fa parte dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Un’antica leggenda narra che il gigante Fionn mac Cumhaill, prima di raggiungere la Scozia per combattere il suo rivale Angus, cadde in un sonno profondo. Angus dunque lo andò a cercare sulle rive irlandesi, ma trovò la moglie di Finn che aveva coperto il corpo del marito con un drappo. Quando il rivale chiese di chi fosse quel corpo, Oonagh rispose che si trattava del figlio. Angus rimase sorpreso dalla stazza del figlio e pensò che se lui era così grande, il padre doveva essere davvero gigantesco, così fuggì via terrorizzato dall’Irlanda distruggendo il selciato per evitare che Finn potesse seguirlo.

(photo Copyright Stefano Viola via Irlandando.it)

Dispiaciuti per aver saltato questa tappa ci rechiamo in una caratteristica cittadina costiera: Portrush. Non era una tappa presente nella nostra tabella di marcia, ma il giorno prima Roger ci aveva detto che perdersi in Irlanda vuol dire viverla veramente ed effettivamente questa città balneare è stata una piacevole sorpresa. Abbiamo percorso la lunga spiaggia dove cani felici scorrazzavano nella sabbia e appassionati di kitesuf venivano trasportati dal vento e dalle onde. Ad un certo punto veniamo attirati da una grande ruota panoramica che sovrastava le piccole palazzine. A Portrush infatti c’è un grandissimo Luna Park coperto e in tutta la città sono presenti tantissime sale giochi e negozi di intrattenimento. Giunta ormai sera, lo stomaco iniziava a brontolare, allora decidiamo di mangiare in un locale in riva al mare uno dei piatti tipici Irlandesi: Fish and Chips.

Infine giungiamo a Limavady dove pernottiamo in una bellissima casa in pieno stile country, sperando che il tempo, il giorno successivo, ci potesse graziare, dato che ad aspettarci c’era una delle tappe più spettacolari dell’intero viaggio.

GIORNO 3

LA FINE DELL’IRLANDA, LUKE SKYWALKER E UN TOPOLINO AFFAMATO

Al risveglio non c’era Roger ad aspettarci con una tazza bollente di caffè solubile. Abbiamo fatto colazione in camera con qualcosa che avevamo comprato la sera prima in un supermercato vicino, ci siamo vestiti e con gli abiti ancora bagnati dal giorno prima nel bagagliaio, ci siamo messi in viaggio lungo le strade rurali irlandesi. Strade strette che costeggiavano piccole casupole di pietra a ridosso del mare. Spiagge di sassi neri e mandrie di mucche al pascolo che brucavano l’erba. Man mano che avanzavamo, il paesaggio si faceva sempre più selvaggio. Giungiamo nel davvero piccolo parcheggio e visto il forte vento che contraddistingue quella zona, indossiamo un cappellino, che ormai non avendo più l’età per fare gli spavaldi è necessario prendere precauzioni per evitare acciacchi di varia natura, l’immancabile giacca a vento e gli scarponcini da trekking.

“COSE DA SAPERE: il parcheggio di Malin Head è davvero piccolo ed è impossibile parcheggiare nelle piccole strade che giungono al luogo. Consigliamo di arrivare la mattina presto. Essendo una zona molto ventosa e accidentata è meglio essere attrezzati con un abbigliamento adeguato”

Ci incamminiamo lungo il percorso scosceso. Non c’era anima viva. Il cielo annuvolato copriva le nostre teste e gli unici rumori erano quelli del mare e del vento. Non avevamo ancora bevuto il caffè, quindi non è che fossimo al top delle prestazioni, ma quando lo spettacolo che è Malin Head ci si è presentato davanti agli occhi, l’unica cosa che provavamo erano stupore e meraviglia. Inerpicandoci nei sentieri a ridosso delle scogliere giungiamo al Buco dell’Inferno (The Hell’s Hole), una grotta dove le maree entrano con violenza per poi giungere poco più avanti sul Ponte del Diavolo (Devil’s Bridge), un arco di pietra davvero unico nel suo genere. I nomi lasciano solo immaginare quanto selvaggio sia questo luogo. Uno dei più bei paesaggi visti fin ora. Sarà per questo che lo hanno scelto come luogo di esilio per Luke Skywalker in Star Wars: L’ultimo Jedi.

“Malin Head, o Capo Malin, si trova nella contea di Donegal ed è il punto più a Nord dell’Irlanda. La scritta “ÉIRE” fatta di pietre, durante la Seconda guerra mondiale, indicava all’aviazione che quel territorio era neutrale.”

Dopo esserci rimessi in auto, ci dirigiamo verso sud, percorrendo l’entroterra della contea di Donegal fino a giungere al Glenveagh National Park che oggi come allora non so ancora pronunciare. Il cielo sopra le nostre teste inizia ad aprirsi lasciando spazio ad un azzurro cristallino. Di parcheggi qui ce n’è a vista d’occhio e notiamo anche un bar dove finalmente, a metà giornata, riusciamo a bere un caffè e mangiare un muffin ai mirtilli. L’escursione al parco può essere fatta a piedi con un percorso di facile percorrenza o si possono noleggiare delle bici. C’è anche la possibilità di prendere un bus che dal centro visitatori vi porta direttamente all’ingresso del Castello. Per la visita del sito ci sentiamo di consigliarvi un’abbondante mezza giornata se non una giornata intera. Godetevi le bellezze di questo luogo e soffermatevi ad ammirare i boschi, le colline e le montagne, i laghi e l’incantato giardino del Castello, dove nell’arco degli anni sono stati piantati alberi, arbusti e fiori provenienti da tutto il mondo. Anche qui c’è un’interessante storia che voglio raccontarvi.

Nel 1870 il politico John George Adair comprò una grande area di terreni tra le montagne del Donegal, sfrattando numerose famiglie che vivevano da sempre in quelle terre e decise di costruirci un castello. Dopo aver fatto tutto sto casino si arricchì commerciando negli USA, trasferendosi in un ranch nel Texas, dimenticandosi completamente della sua magione in Irlanda. Nel 1938 la proprietà venne acquistata da Henry Plumer McIlhenny, americano di Philadelphia dalle origini irlandesi, che visitando anni prima il sito se ne innamorò. Essendo un distinto filantropo e un’amante dell’arte, riconobbe la bellezza del luogo e decise di donare tutto allo Stato Irlandese affinché fondasse un parco nazionale così da proteggere quel luogo. I fioriti sentieri di Glenveagh furono visitati da personaggi iconici come Marilyn Monroe, Charlie Chaplin, Clark Gable, Greta Garbo. Adesso anche da noi due, ma di iconico non è che abbiamo poi così tanto.

Giunto il tramonto ci dirigiamo verso il parcheggio, ma veniamo distratti da un minuscolo topolino a bordo della strada. Il parco infatti ospita una quantità infinita di animali. Ci siamo fermati, gli abbiamo dato delle briciole di pane, lui ci ha ringraziato con un occhiolino, lo abbiamo salutato e ci siamo diretti verso il nostro Airbnb nel piccolo paese di Falcarragh, dove abbiamo mangiato un ottimo hamburger da Batch e ci siamo addormentati felici di avere del caffè caldo ad aspettarci il mattino seguente.

GIORNO 4

SOBBORGHI DI PESCATORI, LIMONATE E GLAMPING

Dopo due giorni nella natura selvaggia, finalmente approdiamo a Galway, una delle più grandi città d’Irlanda dell’omonima contea. Affacciata sull’Oceano Atlantico, è una cittadina portuale molto caratteristica. Purtroppo per ragioni di tempo non siamo riusciti, ma Galway è un buon punto di partenza per visitare Connemara e le Isole Aran, quindi se avete più giorni vi consigliamo di fermarvi per più tempo in questo luogo.

Siamo stati subito rapiti dalle vivaci e colorate vie del centro dove artisti di strada cantavano musica tipica irlandese e dipingevano. Il bello di Galway è che non ci sono particolari attrazioni. Il fascino medievale delle sue mura e la vita pulsante in ogni vicolo sono dei motivi sufficienti per godersi la città semplicemente camminandoci attraverso, ed è quello che abbiamo fatto. Finalmente il sole si era fatto spazio tra le nuvole dei giorni passati e ne abbiamo approfittato per goderci il lungo mare, il quartiere dei pescatori, la parte nuova della città, un buon piatto di pesce e una buona birra. A Galway infatti, si mangia dell’ottimo pesce e inoltre possiede una birra locale che è la BURIED AT SEA del birrificio GALWAY BAY. Una Sweet Stout decisamente deliziosa.

Non vogliamo dirvi troppo su Galway. Se vi capita di visitarla, godetevela, senza pensieri. L’unica cosa, diteci se trovate anche voi due bambine nel giardino di casa che vendono limonata intonando una cantilena che entra in testa come una hit estiva:

homade lemonade for sale!

Dopo aver trascorso una rilassante giornata, guidiamo poco fuori la città e pernottiamo in un glamping.

Quando ho visto questa struttura su Airbnb ne sono rimasta incuriosita. Avevo sentito già parlare di questo tipo di campeggio un po’ più confortevole.

A vedere la struttura da fuori, l’interno sembrava davvero piccolo, ma quando siamo entrati, beh, abbiamo esclamato: “è più grande all’interno!” (i fan di Doctor Who coglieranno senz’altro la citazione).

È stata un’esperienza interessante e per niente claustrofobica come pensavo. Un’esperienza nuova da annoverare nell’elenco delle cose particolari fatte fino ad adesso.

GIORNO 5

LE CLIFF OF MOHER SPARITE NEL NULLA E RISO CON FAGIOLI COTTI IN TAZZA

Una limpida mattinata ci da il buongiorno nella contea di Galway. Facciamo colazione e ci rimettiamo alla guida attraversando la Wild Atlantic Way dove troviamo ancora una volta il senso del viaggio on the road, lo stupore e l’improvvisazione. I paesaggi dai colori brillanti sembravano usciti fuori da una fiaba, e tra colline verdi e cielo azzurro, in lontananza, vediamo una torre di pietra e un altro paio di edifici. Qualcosa ci suggerisce di deviare ed andare a dare un’occhiata. È così che scopriamo Kilmacduagh Abbey, un un’abbazia in rovina vicino alla città di Gort davvero affascinate.

Ripartiamo diretti verso una delle mete più famose dell’Irlanda: le Cliff of Moher. Decidiamo di iniziare il percorso dalla Liscannor Walk, dove c’è un piccolo parcheggio dal costo giornaliero contenuto, evitando il parcheggio più ampio dall’atra parte del percorso (quello ufficiale) che costa ben 12 € a persona. La visita delle Cliff of Moher è gratuita.

Dopo aver parcheggiato percorriamo una strada di terra battuta che costeggiava campi coltivati e pascoli di mucche finché non veniamo inghiottiti da una nuvola. Sì, esatto. Avete letto bene. Ad un certo punto c’era una nebbia così fitta che avremmo potuto tranquillamente essere in qualsiasi parte del mondo, tipo a Premenugo di Settala.

Abbiamo camminato lungo tutto il percorso, fino all’ufficio turistico, senza vedere neanche mezzo paesaggio. Amareggiati entriamo nell’edificio, ci rinfreschiamo nel bagno, acquistiamo un paio di souvenir e decidiamo di tornare alla macchina, ma quando mettiamo fuori il naso fuori, ci troviamo davanti a questo spettacolo.

Le Cliff of Moher sono state uno dei più bei posti che abbiamo visitato fino ad adesso. Se viaggiate in Irlanda, ritagliatevi un’intera giornata per visitarla. Camminare sopra quelle scogliere è un’esperienza che tutti meritano di provare. Se non viaggiate in auto state tranquilli, infatti ci sono molti tour organizzati e bus che partono da ogni parte dell’Irlanda per arrivare lì ed il percorso è di facile percorrenza.

“COSE DA SAPERE: lungo le Cliff of Moher non ci sono recinzioni. I percorsi sono sicuri, ma è severemanete vietato avvicinarsi ai bordi per ragioni di sicurezza”

Siamo stati ad ammirare il panorama finché il sole non ha iniziato a tramontare, dopodiché ci siamo recati nell’unico bed e breakfast di tutto il viaggio. In riva al mare con una vista romantica, che abbiamo sfruttato mangiando dei fagioli e del riso in una mug. Viaggiare per noi vuol dire anche adattarsi e quella sera, tra stanchezza ed il fatto che i pochi ristoranti della zona fossero tutti pieni, abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. Alla fine con la pancia piena e col tramonto aldilà della finestra, non potevamo chiedere di meglio.

GIORNI 6 e 7

DUBLINO, ALLOGGI STUDENTESCHI, LIBRERIE DA SOGNO E BIRRA

Dopo una colazione davvero ottima ed abbondante cucinata e servita da due ragazzi che ci hanno detto esser stati in Italia per qualche mese, siamo partiti verso l’aeroporto di Dublino, ma non per andare via, bensì per riconsegnare l’auto, perché nella capitale Irlandese ci saremmo mossi con i mezzi.

“COSE DA SAPERE: per raggiungere il centro città con i mezzi c’è a disposizione il Dublin Express, Aircoach e la più economica, ma con tragitti lunghi, Dublin Bus. Nei periodi di alta stagione vi consigliamo di prenotare attraverso le app riservate. Per maggiori informazioni cliccate qui

Il nostro alloggio per quei due giorni sarebbe stato all’interno di un edificio studentesco. Un’esperienza particolare che ci ha fatti sentire dei membri di un college (poco credibili).
Per Dublino non avevamo un particolare itinerario. Come in ogni città che visitiamo, camminare alla scoperta di vicoli, negozi e quartieri, è la soluzione migliore, anche se l’elenco di qualche luogo immancabile c’era. Così, abbiamo iniziato attraversando Ha’penny bridge (che si chiama così perché per attraversarlo un tempo, bisognava pagare mezzo penny. Adesso è gratuito eh!).

Proseguendo sul viale ci siamo trovati nel quartiere di Temple Bar, che ignorantemente pensavamo fosse solo il nome del locale, non quello di un intero cumulo di vie brulicante di locali, persone, musica e tanta birra. Per assaporare una birra seduti al bancone dell’iconico locale non c’è bisogno di prenotazione, se non negli orari di punta che sono dalle 17 fino a sera inoltrata.

Dato che dall’ inizio del viaggio non avevamo ancora assaggiato il tipico Irish Coffee, decidiamo di fermarci alla Teeling Distillery, dove è possibile fare un tour guidato di questa distilleria irlandese relativamente nuova, infatti è stata fondata nel 2015, ma anche bere. Infatti noi, incuranti dell’orario mattutino, saliamo al secondo piano dove ad attenderci c’erano dei barman e una lista di Whiskey e cocktails di tutto rispetto.
Concludiamo la nostra giornata passeggiando nel parco che costeggia la bellissima Cattedrale di San Patrizio, visitando i piccoli mercatini dell’usato che popolano la città nei fine settimana e respirando lo spirito irlandese.

La mattina seguente ci siamo svegliati molto presto, per andare a vedere un luogo che ho sempre sognato di vedere: The Library of Trinity College. Passeggiare nei prati e visitare le stanze percorse da uno dei miei autori preferiti, Oscar Wilde, è stato molto emozionante, ma quando ho oltrepassato la porta e finalmente ho visto la grande sala, mi è mancato il respiro. Per davvero eh! Sono rimasta lì per un bel po’ di tempo, in contemplazione assoluta, merito anche del poco afflusso di gente (cosa che accade solo al primo turno del mattino). Al suo interno potete ammirare anche il Book of Kells, un vangelo con delle decorazioni davvero bellissime e la più antica arpa irlandese, l’Arpa Brian Boru che è il simbolo del paese e anche di un altro pilastro sacro del paese: la Birra Guinness.

Non puoi dire di essere stata/o a Dublino se non hai visitato la Guinness Storehouse. Il museo ha diversi pacchetti per la visita e diciamo che il prezzo base non è economicissimo (26€ a persona), ma se amate la stout più famosa al mondo, se siete grafici come noi, la storia del marketing aziendale e sorseggiare un’ottima Guinness spillata sul rooftop che ti consente di vedere l’intera Dublino dall’alto, beh, il gioco vale la candela.

Passiamo l’ultima sera passeggiando, ammirando una città che merita più di due giorni per essere vista. Il giorno seguente saremmo partiti al mattino. Quando dall’aereo, abbiamo ammirato le verdi vallate, ci siamo resi conto di aver visitato un paese pazzesco. Paesaggi mozzafiato, storie, leggende, persone allegre. Un luogo unico della quale ci siamo innamorati e che senza dubbio in cui vorremo tornare.

Scritto da Marylou

Grazie per aver letto il nostro diario di viaggio. Se il contenuto vi è piaciuto condividetelo o salvatelo se pensate che possa esservi utile per un vostro futuro viaggio.

Tutti i diritti sono riservati, in Italia e all’estero, per tutti i Paesi. Nessun contenuto di questo blog può essere riprodotto, memorizzato o trasmesso con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma senza autorizzazione scritta da parte dell’Autore. In ogni caso di riproduzione abusiva si procederà d’ufficio a norma di legge.
Le informazioni presenti sono esperienze personali vissute dai due autori. Se intendete viaggiare è sempre consigliato appoggiarsi ad agenzie o informarsi bene nei siti preposti in base al luogo che si vuole visitare.

Lascia un commento